VITE

IN EVOLUZIONE …

La nostra storia nasce dalla passione e dalla dedizione che Don Michelangelo aveva
per i suoi vini e per la sua terra, perseguendo una tradizione vinicola centenaria basata sull’amore per il buon vino e sull’impiego dei metodi tradizionali di coltivazione.
Una passione che è stata portata avanti dal figlio Francesco, imprenditore curioso e grande sognatore, che coltiva sin da giovane la passione familiare.
Nel 2005 nasce la prima bottiglia del vino rosso “Don Michelangelo” e a seguire gli altri vini, nel 2019 iniziano i lavori per la realizzazione della “Cantina Barbadoro” che oggi produce diversi vini, dove ogni etichetta è un incontro tra patrimonio culturale, identità, passione per il vino e storie di famiglia.

La sostenibilità per noi riveste un ruolo fondamentale, un impegno che portiamo avanti in ogni decisione. Crediamo da sempre nell’agricoltura biologica, che pratichiamo in maniera certificata fin dal 1999. Non usiamo insetticidi chimici nelle
coltivazioni, preservando la salute delle persone e favorendo la biodiversità.
Il progetto stesso della Cantina, realizzato dalla moglie l’architetto Veronica Leone, si basa sui criteri di sostenibilità energetica e ambientale. La copertura con pannelli fotovoltaici e l’attento studio sui materiali utilizzati hanno dato vita ad un edificio certificato ad emissioni Ø e di classe energetica A 4; con elevata riduzione dei consumi energetici e delle emissioni inquinanti in atmosfera.

VITI
IN EVOLUZIONE …

Quella di Barbadoro è una viticoltura di collina, dalla tradizione centenaria, basata su vitigni autoctoni. Il vigneto è un piccolo ecosistema in cui la crescita della vite e la sua produzione sono strettamente legati alle caratteristiche del terreno e alla sua esposizione, al clima e all’intero sistema di produzione.
Per potere coltivare nel rispetto delle regole del biologico, non solo non utilizziamo concimi e antiparassitari chimici di sintesi, ma abbiamo anche un impianto di pannelli solari che fornisce tutta l’energia necessaria a portare avanti l’azienda. Il sintema di allevamento della vite è quello ad Alberello (sistema tradizionale).

Il Perricone è un vitigno a bacca rossa della Sicilia, originario precisamente della parte occidentale dell’isola. Le informazioni disponibili su questa uva, unicamente siciliana, si registrano solo a partire dalla fine dell’Ottocento, quando il vitigno era segnalato sotto il sinonimo di Pignatello, così chiamato per le terre argillose su cui veniva impiantato.
Barbadoro, che sorge su un terreno argilloso, decide di impiantare tali uve per riprendere e conservare uno dei vitigni autoctoni più antichi e unici di Sicilia, nella consapevolezza di avere a disposizione un terreno perfettamente adatto alla coltivazione di questo vigneto.

Il Nerello Cappuccio è anch’esso un vitigno autoctono, tipico del territorio dell’Etna, che cresce generalmente fra i 350 e i 900 metri sul livello del mare. La coltivazione di tale varietà, di cui oggi si teme l’estinzione, è divenuta in azienda una scommessa su cui puntare. Infatti fin dal 1970 il padre don Michelangelo lo impiantò su un terreno ad un’altitudine di 500 metri con la ferma volontà di conservare e tramandare la storia di un vitigno proprio esclusivamente della nostra isola.

Il Syrah è un vitigno a bacca rossa dalle origini controverse. Una leggenda narra che le sue radici storiche siano legate al territorio di Siracusa, quando l’imperatore Marco Aurelio Probo importò queste uve dall’Egitto. Le sue legioni poi si fermarono in Sicilia dove il Syrah avrebbe messo solide radici, divenendo uno dei vitigni di riferimento dell’isola. Questo vitigno è coltivato in quasi tutto il mondo, ma la regione in cui è stato meglio interpretato è decisamente la Sicilia, che ha ottenuto con esso vini morbidi e speziati molto richiesti in campo internazionale. Negli anni novanta questo vitigno viene impiantato in azienda con la finalità di produrre un vino apprezzato e corposo al palato.

Il Catarratto Bianco comune e il Catarratto Bianco Lucido sono vitigni autoctoni siciliani, a bacca bianca diffusi nel Sud Italia.
Il nome di lucido o etra-lucido deriva dal caratteristico aspetto lucente, dato da una presenza minore di pruina, sostanza cerosa e dal colore biancastro che ricopre gli acini e dona alle uve un aspetto vellutato, influendo sul colore del grappolo. Pur non avendo individuato una data certa, gli studiosi sono concordi nell’affermare che il Catarratto è un vitigno di origini antichissime, il più antico, tra quelli a bacca bianca, della Sicilia.
Probabilmente il VII secolo a.C., anche grazie alla colonizzazione dell’Isola da parte dei Fenici, è il periodo in cui si afferma e comincia a diffondersi in tutta la Regione.
L’origine del suo nome “Catarratto” pare essere una parola del dialetto siciliano antico utilizzata con il significato di “abbondanza” o “ricchezza”, Perché due dei tratti distintivi del Catarratto sono le alte rese del vitigno e la grande ricchezza aromatica dei suoi vini. Il vitigno si distingue anche per l’ottima resistenza alle malattie della vite, mentre le sue uve hanno maturazione medio-tardivo.